Pd, Emiliano resta e si candida a segretario
Dopo due giorni di incertezza, e mentre la minoranza interna del Pd si prepara alla scissione, il presidente della Puglia Michele Emiliano ha annunciato che si candiderà alla guida del partito e ha attaccato il leader uscente, Matteo Renzi. "Mi candido alla segreteria del Pd perché questa è casa mia, è casa nostra, e nessuno può cacciarci via", ha detto Emiliano, ex magistrato ed ex sindaco di Bari. Emiliano ha attaccato Renzi, accusandolo di volere "l'eliminazione dell'avversario dal campo" e di essere "soddisfatto" della scissione annunciata. L'ex premier, che non era presente alla riunione e che ha fatto capire che intende ricandidarsi alla guida del partito, ha scritto oggi in una nota: "Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità, questa scelta ci addolora... Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese". Emiliano, insieme al presidente della Toscana Enrico Rossi e all'ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza, sembrava aver scelto la strada della scissione, dopo l'assemblea nazionale del Pd di domenica scorsa. Ma oggi, a differenza degli altri due, ha deciso di partecipare alla riunione della direzione Pd. Ieri la minoranza sembrava pronta a costituire gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato, insieme ad alcuni parlamentari ex Sel. La svolta di Emiliano ora potrebbe almeno far rallentare il processo di separazione. Intanto, sembra fallito il tentativo di alcuni esponenti della minoranza non favorevoli alla scissione, come Gianni Cuperlo, di far slittare le primarie per la scelta del nuovo segretario a luglio, cioè dopo le elezioni amministrative, nel tentativo di evitare la spaccatura del partito. Al termine della riunione, la direzione ha nominato la commissione incaricata di fissare regole e data del congresso, composta da una quindicina di membri, tra cui il vice segretario Lorenzo Guerini, ma che sarà poi allargata ad alcuni esponenti vicini a Emiliano e al presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia. (Massimiliano Di Giorgio)