Italia, Ue sollecita riduzione deficit entro aprile, minaccia procedura infrazione
L'Italia, inserita dalla Commissione europea nel gruppo di sei paesi con squilibri economici eccessivi, potrebbe incorrere in una procedura d'infrazione per l'incremento del debito se il governo non ottempererà all'impegno di tagliare il deficit strutturale di almeno lo 0,2% del Pil entro la fine di aprile. E' l'avvertimento contenuto nel rapporto annuale stilato da Bruxelles sulla situazione economico-sociale dei Paesi membri dell'Unione. La mossa mette ulteriore pressione sul governo perchè adotti misure impopolari mentre il paese potrebbe dover tornare anticipatamente alle urne quest'anno, in una fase particolarmente favorevole alle forze euroscettiche. Ma l'esecutivo Ue ha mostrato di avere pochi margini da concedere all'Italia, il cui enorme debito pubblico non accenna a diminuire. Nell'ultima serie di previsioni economiche della Commissione, il rapporto debito/Pil italiano è indicato al 133,3% quest'anno, il livello più alto di sempre, dal 132,8% del 2016. Le regole europee prevedono che l'Italia debba ridurre il suo debito del 3,6% del Pil ogni anno. Pubblicando un rapporto sul debito dell'Italia, la Commissione ha quindi confermato che Roma deve mettere in atto "in maniera credibile" ulteriori misure pari allo 0,2% del Pil entro la fine di aprile. La richiesta segue una lettera inviata al governo italiano a gennaio, in cui Bruxelles ha chiesto ulteriori misure per ridurre il deficit strutturale, che esclude l'impatto del ciclo economico e delle una tantum, in modo da ottenere una discesa del debito. Il governo si è già impegnato ad adottare nuove misure. La decisione sulle misure disciplinari avrà luogo, dice la nota della Commissione Ue, solo quando saranno disponibili tutti i dati necessari alla prossima serie di previsioni economiche a cura della stessa Commissione, in arrivo a maggio. Una procedura d'infrazione può tradursi in multe onerose, sebbene finora questo non sia mai accaduto. Ma soprattutto sarebbe un segnale d'allarme per i mercati, che hanno già iniziato a pretendere rendimenti più alti per i titoli di Stato italiani. (Francesco Guarascio)